Canapa e Pittura: Cos'ha in comune con Picasso, Rembrandt e Caravaggio ?

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Cos'hanno in comune le resistenti fibre e i delicati fiori della pianta di Canapa con pittori quali Picasso, Rembrandt e Caravaggio?

La tanto bistrattata pianta è parte del nostro universo da sempre; come abbiamo già detto in uno scorso articolo, era largamente utilizzata nell'industria, nella farmacia, e come sostanza ricreativa, ma non abbiamo ancora accennato al suo uso nelle arti, con cui si può dipingere, creare supporti, e tele ma che è anche stata protagonista: modella per celebrazione, indiscussa figura nell'arte.

Una grande pianta che ci accompagna da millenni, un caso unico, emblematico e meraviglioso, addirittura se ne ritrovano tracce nel Neolitico. L'utilizzo come sostanza ricreativa risale già al XVII secolo, quando veniva usata mescolata al tabacco, per via del costo elevato di quest'ultimo. La cannabis era più facile reperirla e costava di meno, così una parte della popolazione fra cui marinai, soldati e artisti ne fece un passatempo popolare tra gli strati della società nordeuropea. Nei musei di Amsterdam o di Barcellona è possibile ammirare moltissimi quadri di artisti che si erano specializzati nella raffigurazione di fumatori, nelle "case dei fumatori": le caffetterie del XVII secolo. Il pittore fiammingo Adriaen Brouwer (1606-1638) era noto per le sue raffigurazioni di scene di vita quotidiana, il suo famoso dipinto "The Smokers" è custodito al Metropolitan Museum of Art di New York City e mostra il momento in cui dei personaggi seduti a un tavolo, sono intenti a consumare boccali di birra e fumare.

Nonostante la sua morte prematura, il talento e il gusto per la commedia umana di Brouwer gli valsero la stima di altri artisti ed ebbe un'influenza duratura sulla pittura di genere. In questo famosa tela, lo stesso Brouwer (al centro in primo piano) interpreta uno dei suoi tipici festaioli, apparentemente sorpreso dall'intrusione dello spettatore sulla scena. Oltre al suo genio comico, Brouwer mostra magistralmente una serie di effetti effimeri, che vanno dal fumo arricciato alle smorfie. L'uomo sulla destra, vestito in bianco e nero è l'amico Jan de Heem, che si specializzo nella raffigurazione di nature morte.

Il fumare era molto diffuso, così tanto che Papa Urbano VII pubblicò il primo divieto, nel 1950, poco prima della sua morte,in cui annunciò che chi consumava fumando, mangiando o fiutando tabacco, dentro o nei pressi di una chiesa rischiava la scomunica. Anche il governo minacciava la forca, ma c'erano anche convinti sostenitori dell'epoca che il fumare avesse un effetto curativo su corpo e anima.

Le raffigurazioni di Brouwer, così vicine al grottesco, caricaturali e drammatiche, riprese sui volti dei giocatori d'azzardo o imbroglioni di locanda sono state una grande influenza sui suoi contemporanei ad Anversa e a Haarlem, tra cui David Teniers con il dipinto "Fumatori in Ostello". Anche Rubens e Rembrandt hanno elogiato il lavoro di Brouwer, di cui sono sopravvissute solo una sessantina di opere non datate.

Un iscrizione legate alla pianta di Cannabis è stata trovata in una grotta risalente al Neolitico, in quanto a quell'epoca parte della popolazione asiatica emigrò dalla Corea al Giappone, portando con sé lo sciamanesimo, tramutato successivamente in Shintoismo.

Tornando nell'era moderna, un quadro di Pierre Duval Le Camus intitolato "Paysans occupès à prèparer le chanvre devant la porte d'une chaumière", raffigura una madre con un figlio in braccio e altri personaggi che usano la "gremola": un attrezzo in legno per il dirompimento del fusto legnoso della Canapa. Anche l'artista Thèodore von Hormann (1840-1895) si è dilettato nella raffigurazione di questa pianta, e lo ha fatto dipingendo una fase della lavorazione della pianta, oggi in disuso: l'immersione della pianta nell'acqua, titolo dell'opera: "Immersion du Chanvre".

Questa pianta non è solo stata disegnata, bensì era anche utilizzata per costruire le tele su cui poi dipingere,

e anche per fabbricare i colori ad olio, tra i tanti utilizzatori della fibra di cannabis ci sono Leonardo da Vinci, Caravaggio, Rembrandt, Van Gogh e Picasso.

La tela su cui dipingere un tempo era formata dall'intreccio di fibre di lino, canapa o juta, oggi invece vengono utilizzati materiali come cotone o fibra sintetica. Le diverse texture e trame dei tessuti consentono di avere delle rese del dipinto diverse, quelle fini come il lino, permettono minuziosità, mentre la canapa e la juta, invece, sono adatte a esecuzioni più libere. La canapa è una fibra resistente che fa invidia a tante altre fibre meno robuste. Le tele in canapa hanno la capacità di resistere a muffe, all’umidità, agli urti, inoltre non assorbe la luce quindi riesce a mantenere un’opera d’arte intatta con tutte le sue caratteristiche per tantissimo tempo. Nella pittura quindi è una risorsa davvero importante e ancora tanti artisti continuando a sceglierla per i loro lavori, soprattutto per l’ottima durabilità nel tempo e la resistenza del colore.

Michelangelo utilizzò la canapa come base per dipingere la Cappella Sistina, il Giudizio Universale e anche per i loro colori, che infatti risultano più brillanti e più resistenti allo scorrere inesorabile del tempo. Ciò ha permesso a queste opere di attraversare i secoli per giungere sino a noi.

Nel 1600 la grande richiesta di tele determinò la realizzazione di supporti meno costosi, il principale centro di produzione era la città di Napoli, in cui il lino venne sostituito dalla canapa che rimase la regina delle fibra indiscussa fino all' 800, dove la produzione industriale prevalse e vennero introdotte fibre nuove come la lana o il cocco.

Ai giorni nostri la canapa è sicuramente una fibra tessile di vitale importanza, sia culturale che materiale. Molti artisti prediligono il suo utilizzo perché l'opera possa sopravvivere più a lungo e mantenersi in ottimo stato nel corso del tempo. Negli Stati Uniti, dove il settore industriale relativo alla canapa è molto più sviluppato rispetto a noi, è nata una galleria d'arte che espone solamente dipinti realizzati su tela di canapa, si chiama the HART Gallery ed è in Oregon.

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